lunedì 24 maggio 2010

Uno strano ambasciatore




Il gatto indugia stabile sulle zampette, poi guarda Vitangelo e miagola. È il segnale della sera. L'uomo sorride e ricambia con un cenno della testa. Immediatamente, il felino scivola lungo il cornicione e balza sul suo terrazzo; lui lo accarezza, sfilandogli l'ormai consueto messaggio dal vecchio collarino indaco:

Vitangelo, non smetterò mai di ringraziarla per quello che fa. Avrei bisogno solamente di una rosetta, due mele e una saponetta. Grazie infinite! Alda.

L'uomo prende un lungo respiro, lascia il grazioso messaggero bianco a gironzolare per il terrazzo ed entra in casa. Assorto, si dirige verso il piccolo disimpegno e s'infila le scarpe. Prima di varcare l'uscio della porta chiama Paola:
«Amore, fai mangiare qualcosa al micio lì fuori, per favore».
Non ha ancora finito di parlare e già si ritrova nell'angusto ascensore; il supermarket è giusto sotto casa, ma alle sette passate teme di non trovar più quel poco che la professoressa Alda desidera.
Non ci sono chissà quante persone in fila all'unica cassa aperta, mentre Vitangelo imbusta l'ultima mela. Gli è andata di lusso per oggi, tanto che sente i muscoli del viso rilassarsi. Non si è attenuto, ovviamente, a quella striminzita lista; ha provato a usare l'immaginazione: cos'altro potrebbe servire a un'anziana e sola signora che si muove a stento? Così, pensa che ti ripensa, la busta s'è fatta bella pesante.
Esce con il passo lento e i suoi pensieri sprofondano nell'aria malinconica della sera, che da qualche anno gli è divenuta lieta; e poco importa se la professoressa Alda abita al sesto piano di un palazzo senza ascensore perché, almeno, arrivare fin lassù lascia il tempo a un pinco pallino qualunque, che lavora di braccia dalle otto alle quattro, una graditissima fetta di tempo per riflettere. Infatti gli ci vuole poco, tra una rampa di scale e l’altra, per tornare con la mente al bizzarro inizio di tutta quella storia, alle parole scritte sul primo bigliettino appioppatogli per caso da quel micio bianco che, gironzolando per i tetti, l'aveva puntato:

Salve o tu che leggi! Vengo da parte di una persona curiosa di sapere cosa succede al di là delle sue mura. Da tempo, questa persona, è impossibilitata a muoversi. Non ha televisore, e ciò prova che non tutto gli va male. Solo molti libri. Dunque, che mi dici del mondo, gentile sconosciuto?

Un inizio stravagante, sì, ma in fondo così sincero da non lasciare indifferente quel pinco pallino. Seguì un tempo relativamente breve in cui, sempre tramite il curioso ambasciatore, vi fu uno scambio per così dire epistolare, a un certo punto del quale Vitangelo capì che doveva agire di più e scrivere di meno. E intese ciò ancora meglio quando, una sera, conobbe finalmente di persona la professoressa Alda e tutti i suoi libri, che in quella piccola casetta sembravano aver figliato. Lui, che in vita sua ne avrà letti sì e no tre, di libri, uno dei quali nemmeno per intero. Da allora, tra conversazioni dal sapore filosofico e classici letti e riletti sotto le pazienti e benevole indicazioni dell'anziana professoressa, il mondo, da piccolo e ripetitivo, per Vitangelo iniziò ad allargarsi smisuratamente. Se ne era perse di cose belle, pensava sempre più spesso. Ora, era ormai tardi?

Ed eccolo infine, trafelato e con quell'abnorme punto interrogativo davanti alla porta della signora Alda. Suona il campanello e dopo qualche minuto, tra un sorriso sdentato e un abbraccio della donna, entra in casa.

«Dio mio Vitangelo, quante cose hai preso! Ma da dove sei caduto figlio mio! Se non ci fossi tu io... io... ».
«No, no! Adesso non pianga eh! Per favore non pianga professoressa. Se lo ricorda? Il nostro è un patto: se lei è malata non c'è problema, può chiamarmi quando vuole. Invece io ho una grave... ehm... mancanza culturale, che è come avere una malattia. Quindi, per me venire qui è come una terapia! Com'era? Ah! Do ut des! Una domanda: ora che il telefono le funziona di nuovo, perché non mi ha chiamato sul cellulare? Forse non vede bene il numero che le ho scritto?».
«Hai ragione! Lo so che è più pratico. Il fatto è che trovo così poetico affidare i miei messaggi a Bastet che...».
«Ah! Ecco come si chiamava! Bastet! Beh, non si offenderà mica se la chiamo micia...».
«Certo che sì! È permalosa come una dea! Ma dimmi un po', come sta tua figlia?».
«Paola? Oh, molto meglio. Sa... mi sembra che si stia riprendendo. Dopo la separazione, come gli dicevo l'altra volta... ».
«Le dicevo! Che sono diventata un uomo? ».
«Ah, giusto... come le dicevo l'altra volta, non voleva sapere più nulla della madre. Invece, ieri, si sono sentite per telefono. Incrociamo le dita, professoressa! ».
«Povera ragazza! Mi dicevi che cerca di non farti mancar nulla. Dev'essere dolcissimo vederla prodigarsi per te».
«Sì... ma volte non è il massimo vedere come nasconde il dolore…».
«Sai... non pensare che voglia approfittare della tua bontà, ma vorrei tanto conoscerla, tua figlia».
«È buffo! Non gli ho ancora parlato di lei... ».
«Le! ».
«Uff... mi dà uno schiaffo? ».
«E perché?».
«Così me lo ricordo!».
«Sei troppo alto! Continua…».
«Dicevo che non le ho detto niente di lei... voglio dire... Paola mi vede leggere, uscire all'improvviso la sera, eppure non dice nulla. Chissà perché... ».
«Non è che ti imbarazza dirglielo?».
«Mah... solo non vorrei che mi reputasse uno stupido. Sa... sapere perché ho cominciato a mettermi davanti un libro alla mia età, quando non mi ci aveva mai visto. Sciocchezze del genere insomma. Chissà cosa penserebbe?».
«Scherzi? Ne sarebbe entusiasta!».
«Dice? Beh, proverò a parlargl… parlarle. Ah! professoressa, come mi vede da fuori? Nel senso... cosa pensa del me che si vede dall'esterno?».
«Noto con piacere che stai ancora leggendo Pirandello! Ti piace, eh?».
«Destabilizzante! È così che si dice, no? Il tipo della storia ha anche lo stesso nome mio, e chi se lo immaginava! Pensavo di essere l'unico con questo nomaccio! Bene professoressa, scappo, che conoscendo Paola starà sicuramente preparando la cena».
«Va bene Vitangelo. Eccoti i soldi della spesa...».
«Non esiste professoressa. Scappo. Davvero. Buonasera e ci vediamo presto».
«Aspetta, aspetta! Che io non posso mica correrti dietro! Prendili su!».
«Infatti non deve corrermi dietro... Ah! Al volo... è riuscita a sentire suo figlio? Ho provato in questi giorni a chiamarlo, ma il suo cellulare è sempre irraggiungibile».
Alda ondeggia il capo da sinistra a destra e abbassa gli occhi amareggiata. Vitangelo se ne torna piano piano verso casa. Serio. Seduto a tavola, dice a se stesso "Ma sì, perché no?". Poi abbassa il volume della tv:
«Sai Paola, hai presente il micio bianco qui fuori...».



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